Il Reddito di cittadinanza, introdotto nel nostro ordinamento dal decreto legge n. 4/2019, è una misura volta a contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale e, al tempo stesso, finalizzata all’inserimento lavorativo dei percettori.
Nel corso degli anni sono state numerose le denunce e le perplessità circa un utilizzo distorto della misura, che hanno indotto il Legislatore della legge di Bilancio 2022 ad apportare una serie di correttivi alla misura, con l’obiettivo di potenziare le leve di condizionalità a favore di un effettivo inserimento lavorativo.
Recentemente il Legislatore è tornato sul tema, prevedendo che le offerte congrue rivolte ai percettori di Reddito di cittadinanza – la cui mancata accettazione porta alla perdita del beneficio – possono pervenire direttamente dai datori di lavoro privati.
Si tratta di una misura positiva, che tenta di dare una risposta anche al problema della carenza di manodopera, fortemente presente in alcuni settori, e che rafforza la dimensione del Reddito di cittadinanza come uno strumento di politica attiva del lavoro.
Spetta ora al Ministero del Lavoro definire, con apposito decreto da adottare entro sessanta giorni, le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta congrua da parte dei datori di lavoro privati.
Ci sono emergenze da affrontare nell’interesse del Paese e occorre accelerare per il rilancio attraverso la realizzazione del Pnrr e di quelle riforme incompiute ma necessarie. Per questi motivi “la crisi di governo è del tutto inopportuna – afferma Sergio Silvestrini, Segretario generale della CNA, in una dichiarazione al quotidiano Il Foglio. “Le ragioni che hanno portato alla nascita dell’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi non sono venute meno. Al contrario, se ne sono aggiunte nuove e ancora più preoccupanti come la guerra, l’inflazione, l’emergenza energetica, l’ambiente che chiedono un’azione di governo ferma, autorevole, innovativa che possa contare sul più ampio consenso parlamentare”.
La fase eccezionale che l’Italia e il mondo stanno vivendo richiede pertanto “alto senso di responsabilità per fornire tempestivamente quelle risposte di cui hanno bisogno le imprese e le famiglie”.
Un effetto economico rilevante e benefici ambientali consistenti. Il Superbonus 110% per la riqualificazione degli edifici passa in modo brillante l’esame di Nomisma. L’istituto di ricerca ha misurato gli effetti dell’incentivo e i risultati sono stati pubblicati nel lavoro “C’è transizione senza Superbonus?”.
Nel dettaglio i 38,7 miliardi di risorse impiegate al momento dallo Stato attraverso le detrazioni generano un ritorno economico di 124,8 miliardi. Il Superbonus quindi produce un effetto moltiplicatore superiore a tre: per ogni euro investito il ritorno economico è superiore a 3 euro.
Anche dal punto di vista ambientale i risultati sono evidenti. Quasi un milione di tonnellate di Co2 tagliata pari a un risparmio medio annuo di 500 euro per ogni beneficiario. L’analisi di Nomisma mette in risalto anche alcuni difetti del Superbonus, avendo subito ben 16 aggiustamenti normativi nei suoi 24 mesi di vita ma i benefici prodotti rendono questa misura uno strumento imprescindibile per trainare il Paese verso una sana e completa transizione ecologica.